Emily
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La Società

MAPPA CONCETTUALE SULLA SOCIETA'

LA SOCIETA'

Si parla di società sia per indicare un gruppo di animali sia per definire un insieme di individui. Questi si relazionano congiuntamente per costituire una comunità, condividendo fini, usi, costumi e lingua, stabilendosi su un determinato territorio.   
La società animale viene studiata ed analizzata dall'etologia sociale.                           
Il discorso è differente se si parla di società umana: definita, invece, dalle scienze sociali (sociologia, antropologia, economia, demografia, psicologia..).             

La società è sempre esistita, per il bisogno innato dell'uomo di cooperare al fine del soddisfacimento dei bisogni sia personali che collettivi.

 

Elementi della società               
Si sa, gli individui appartenenti ad uno stesso gruppo sociale tendono a far riferimento a determinati modelli di vita e convinzioni (sistemi di vita),    cercando il più possibile di mantenerli al fine della conservazione della società stessa, nel tempo e nello spazio. Ogni         società è autosufficiente, anche se comunica con le altre, ed è composta da parti materiali ed immateriali: le prime sono formate da individui, territorio, beni posseduti ecc..; il sistema di vita, invece, costituisce la parte immateriale.


Componenti strutturali della società

L’individuo, nella società, occupa un certo status: posizione stabile che dipende dalla posizione economica, dal compito sociale, dal prestigio e dal potere. Questo status, di solito, dipende dal soggetto stesso. Il ruolo, invece, rappresenta l’insieme delle azioni che la società si aspetta da un individuo che occupa un determinato status.

Ecco come la vita sociale può condizionare l’uomo!

Spesso accade che si presentino, in una stessa società, disuguaglianze tra individui o tra intere classi sociali.

Quando si parla di società ci si riferisce ad un insieme di persone, di famiglie..

La famiglia è composta da individui uniti da legami di parentela, i quali condividono la stessa abitazione. Ognuno di noi è sottoposto a norme sociali, che disciplinano i comportamenti in date situazioni e regolano le organizzazioni in modo che gli individui collaborino, utilizzando mezzi per raggiungere scopi collettivi.

 

LE TEORIE DELLA SOCIETA'

Il Funzionalismo

Secondo questa teoria del XIX secolo, la società è un insieme di parti interconnesse tra di loro, dove nessuna di esse può essere compresa se isolata dalle altre, ma solo nel suo contesto. Le relazioni che avvengono tra le parti della società sono di tipo funzionale, in cui ogni elemento svolge un compito preciso, atto a determinare un certo equilibrio dell'insieme. Per questo motivo, la società viene paragonata ad un organismo vivente, regolato da meccanismi che ne assicurano la stabilità interna.

 

Il Funzionalismo di Parsons
La sua teoria viene considerata la più rigida ed ortodossa, in cui ogni sistema
dev'essere in grado di svolgere almeno 4 funzioni:

1- Adattamento all'ambiente;

2- Raggiungimento dei fini;

3- Integrazione delle parti componenti;

4- Mantenimento dei propri modelli ed organizzazioni.

Questo sistema viene chiamato AGIL (iniziali delle 4 definizioni in inglese), in cui ogni individuo svolge ruoli molto precisi, regolati da norme, ed inseriti in istituzioni, ovvero insiemi di individui che hanno particolari ruoli da rispettare.

 

Il Funzionalismo di Merton

E' una teoria meno ottimista e rigida rispetto a quella di Parsons. Merton propone "teorie di medio raggio", così chiamate perché circoscritte a problemi e fenomeni specifici.

Elementi della sua teoria:

- Alternative funzionali: una stessa esigenza della società può essere soddisfatta da istituzioni diverse.

- Disfunzioni: le istituzioni sono sia fonte di benefici che danni.

- Relatività dei significati funzionali: non si può affermare in assoluto che un'istituzione è funzionale oppure no. Dipende dai punti di vista.

- Funzioni latenti: sono funzioni nascoste, non intenzionali.

 

La teoria del conflitto di Karl Marx

Al contrario del funzionalismo, questa teoria presenta un' immagine negativa della società, intesa come luogo di divisioni, stratificazioni e lotte. il conflitto, dunque, è alla base della società. Secondo Marx, la storia si è da sempre caratterizzata di società stratificate, ovvero divise in classi, alcune dominanti, altre subordinate, che si formano in base all'economia. Infatti, sono proprio le differenze legate alla proprietà ed alla partecipazione all'economia a creare le divisioni sociali. Oltretutto, ogni classe ha una propria "coscienza", ovvero l'insieme di idee, credenze, convinzioni che, naturalmente, vengono adottate dagli individui che ne fanno parte. Marx distingue 5 tipi di società:

- primitiva: raccoglitori e cacciatori;

- schiavistica: lo schiavo è colui che non ha diritti ed è soggetto all'arbitrio del suo     padrone;

- feudale: feudatari e servi della gleba;

- industrializzata: classe operaia e capitalista;

- comunista (previsione di Marx): pensiero contrario all'ingiustizia della ricchezza. Proclama una più equa distribuzione di questa.

 

Il conflitto sociale in Weber

Nella sua teoria è comunque presente la stratificazione sociale, ma in maniera meno rigida rispetto a quella di Marx. Nella società si vengono a formare diversi gruppi (stratificazione tripartita: gerarchia di classe, in base alla ricchezza; appartenenza politica, in base al potere; appartenenza ad un ceto, legata alla cultura) che si escludono a vicenda, ponendosi come superiori gli uni rispetto agli altri, anche se in realtà, si influenzano reciprocamente attraverso un processo di interdipendenza.

 

ETICA

L'etica (dal greco: "condotta", “consuetudine”) è la branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, dai comportamenti cattivi o moralmente inappropriati. Spesso viene anche detta filosofia morale, ed ha come oggetto i valori morali che determinano il comportamento dell'uomo. Bisogna differenziare i termini 'etica' e 'morale' (spesso usati come sinonimi). La 'morale' è l'insieme di valori, norme e costumi di un individuo o di un determinato gruppo umano. L' 'etica', invece, si riferisce all'intento razionale (cioè filosofico) di fondare la morale intesa come disciplina.

 

L' EVOLUZIONISMO

Il mondo segue un cammino progressivo lineare, per cui da livelli inferiori si arriva a livelli superiori di evoluzione. Si tende a raggiungere caratteristiche e forme di vita più adatte a sopravvivere e rapportarsi all'ambiente. Questa corrente teorica è nata tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, ipotizzata da C.Darwin, e si è estesa anche ai vari campi della conoscenza:

- Sociologia: si parla di evoluzionismo sociale per intendere l'evoluzione di tutte le società attraverso una scala di crescente complessità. In sostanza, le società (come i membri di una specie) si sviluppavano secondo precisi criteri di adattamento: le società moderne, più complesse, rappresentavano lo stadio più avanzato di questa evoluzione, mentre le società tribali o primitive erano ad uno stadio regredito dello sviluppo.

- Biologia: secondo Lamarck sono gli esseri viventi ad adattarsi all'ambiente, modificando propri caratteri, trasmessi poi alle generazioni successive. Teoria smentita da Darwin che, invece, affermava la teoria della selezione naturale (l'ambiente si occupa di scegliere le variazioni genetiche casuali favorevoli all'adattamento).

- Filosofia: secondo Montesqieu la storia umana si divide in tre stadi quali la selvatichezza (si vive di caccia); la barbarie (si vive di allevamento) e la civiltà (si vive di agricoltura).

Anche Comte ipotizza tre stadi: conoscenza teologica (l'uomo spiega i fenomeni della natura attribuendoli all'azione di esseri sovrannaturali); conoscenza metafisica (li spiega attribuendoli a forze astratte) e conoscenza positiva (l'uomo si dedica allo studio scientifico delle cose).

Secondo Spencer, invece, l'evoluzione è materialista, ovvero interessa l'intero universo.

 

La Critica all'Evoluzionismo
* L'evoluzionismo sociale, utilizzando la teoria della selezione naturale di Darwin
per interpretare le disuguaglianze sociali, ha favorito l'emarginazione di malati,
i poveri, gli inadatti perchè considerati inadatti all'ambiente.

* Ha favorito la politica liberalista e l'economia liberista per sottolineare la presenza di ceti più ricchi, considerati più adatti.

* In Germania, questa teoria è poi sfociata nel razzismo, sempre per la convinzione che le persone considerate inadatte andassero eliminate perchè inutili all'evoluzione della specie.

* Questa teoria è stata accusata di essere anticristiana perchè contraddice il racconto biblico della creazione; l'uomo non è più considerato come essere superiore rispetto agli altri, perchè uomo e scimmia derivano da un antenato comune; non ammette un disegno divino per cui avvengono le cose, ma si affida esclusivamente al caso.

* Vengono messi in discussione: la relazione che c'è tra il progresso scientifico e quello umano (non vanno necessariamente di pari passo);  il cammino della scienza che non è sempre continua e lineare; il definire precisamente quale società è più avanzata delle altre, perchè influenzato dal proprio punto di vista.

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TIPOLOGIE DI SOCIETA’

-         Società di caccia e raccolta: oggi sono in via d’estinzione, ma prima del neolitico erano le uniche esistenti. Sono nomadi, costituite in tribù (senza un vero e proprio capo) formate da famiglie nucleari e monogamiche. Sono organizzate in base alla divisione del lavoro e si caratterizzano, purtroppo, del vivere alla giornata. Gli individui che ne fanno parte, di solito, condividono religioni sciamaniche, le quali credenze vengono applicate alle comuni attività quotidiane. Sono, in genere, società pacifiste.

-         Società di pastorizia ed orticoltura: esistono da millenni ed oggi sono in declino; sono società con pratiche di sussistenza e non di profitto. La pastorizia è l’allevamento di animali erbivori che naturalmente si riuniscono in greggi. È un’attività nomade perché è dipendente dalla ricerca di pascoli freschi. L’orticoltura è l’agricoltura eseguita senza speciali mezzi e tecnologie. L’economia di queste società è basata sull’allevamento e sul commercio, indispensabile anche per integrare la dieta alimentare. Gli individui vivono in famiglie sia nucleari che allargate, in cui vige la poliginia, inserite in comunità parentali. Queste formano le tribù. Analogamente al precedente tipo di società, sono organizzate attraverso la divisione del lavoro e condividono la religione sciamanica essendo, però, più bellicose.

-         Società statali tradizionali: nate 6000 anni fa in Mesopotamia, sono molto più popolose e basate sull’agricoltura intensiva e l’allevamento stanziale. L’economia è costituita da 3 settori: primario (sfruttamento risorse naturali); secondario (trasformazione di materie prime in prodotti finiti) e terziario (servizi). Ciò comporta, inevitabilmente, la divisione del lavoro. Vengono chiamate “statali” perché si stanziano su aree urbane, dunque città, dove è presente lo Stato: potere centrale nelle mani di un gruppo di dirigenti con il compito di guidare l’economia, assicurare il benessere ed istituire un sistema fiscale efficiente. Grazie alla presenza dello Stato, compaiono anche diritto e giustizia. Purtroppo, l’individuo comincia ad essere considerato un suddito rispetto all’organizzazione statale e viene maggiormente controllato. Ulteriori caratteristiche che definiscono questo tipo di società sono: la capacità di scrittura e di lettura; la presenza della schiavitù; la scarsa mobilità sociale; le disuguaglianze, anche nella giustizia; l’insegnamento diretto solo a pochi; le  religioni del libro, con la comparsa della figura del sacerdote.

 

-         Società moderna occidentale: nate con la modernizzazione, intesa come successione di cambiamenti anche nel campo delle scienze sociali. È caratterizzato dal mutamento della società, che si adatta sempre più alle esigenze dell’uomo. Le scienze sociale apportano trasformazioni continue e a livello globale (al contrario che nelle società tradizionali). Da dove ha inizio la modernizzazione? Secondo il materialismo storico dai cambiamenti economici (modi di produzione, nuovi materiali, nuovi consumatori). Secondo l’idealismo, dall’alto in basso, ovvero dapprima dalle idee delle persone, poi la loro messa in pratica. Oggi potremmo dire che entrambi i fattori hanno influenzato la modernizzazione e non c’è un definito punto di inizio.

 

 

IL LAVORO: LA CLASSE LAVORATRICE ED IL MERCATO DEL LAVORO

Il lavoro, sia che si tratti di attività autonoma che dipendente, concorre allo sviluppo della coscienza della propria condizione e posizione sociale. Nella società odierna, ma comunque anche in quelle passate, un individuo senza occupazione è ritenuto un “fallito”, inutile ai fini del conseguimento degli obiettivi collettivi. Oggi, purtroppo, è molto difficile trovare un lavoro stabile, affermarsi economicamente, costruire sogni, avere certezze. È l’era della precarietà, dei contratti flessibili a tempo determinato. Noi giovani abbiamo una prospettiva ed una aspettativa povera e scarna. Abbiamo poche opportunità, ma spesso non cogliamo neanche quelle.

Al di là della situazione attuale, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo, per conoscere l’origine della classe lavoratrice.

Essa nasce con le società moderne (ricordiamo che prima si parlava di schiavitù, servitù della gleba..) attraverso il processo traumatico di proletarizzazione. Questo termine ci riporta a Marx. Con l’abolizione della schiavitù, le nascenti industrie avevano a disposizione larga offerta di lavoratori, di proletari. Con la storia, il proletariato ha  acquisito il nome di classe lavoratrice: meno spregiativa e priva di ideologie.

Con l’aumentare del lavoro dipendente, nasce anche il mercato del lavoro: processo per cui il lavoratore offre la sua attività al datore, in cambio di una retribuzione.